Il caso Cefla: ottimizzazione delle operazioni di setup sulla linea multifunzione.


CENNI STORICI


Il concetto di SMED (Single Minute Exchange of Die) nasce tra gli anni '50 e gli anni '60, quando Shigeo Shingo, ai vertici della Toyota, si trovò di fronte all'incapacità di produrre con la massima efficienza lotti economici. Per operare lo switch in produzione da una tipologia di pezzo all'altro, nello stesso impianto, ci volevano diverse ore,a causa di tempi di set-up elevatissimi; questi rappresentavano e tuttora rappresentano attività a nullo valore. Toyota riuscì in questo modo a raggiungere l'obiettivo di avere lotti economici mantenendo standard di efficienza elevatissimi. Negli ultimi 40 anni la maggior parte delle aziende di produzione Europee ha sottovalutato la potenza di questo strumento logistico essenziale.


LINEE GENERALI


SMED (Single Minute Exchange of Dies) è uno strumento che si integra totalmente all'interno della Lean Manufacturing e nasce dall'esigenza necessaria di  portare al minimo i tempi di set up interni ed esterni di una macchina.

 

Il fine di questo processo è quello di avere un Quick Changeover (QCO), ovvero di poter passare in modo veloce da una produzione all'altra nello stesso impianto. Ridurre i tempi significa eliminare una componente fondamentale che non da' valore aggiunto al prodotto finito: i tempi morti di attrezzaggio macchina.

 

Nello specifico è una "tensione" di riduzione ai tempi di fermo effettivi che, con l'utilizzo di questo strumento, sono inferiori ai 10 minuti, eliminando la necessità di regolazioni su attrezzature, strumenti, macchine e impianti. Una produzione diversificata con lotti di dimensioni ridotte, alla base del JIT, ha infatti lo svantaggio che non appena un'operazione inizia a prendere slancio, la produzione deve passare ad un nuovo diverso lotto ed ad un nuovo set-up.

 

Con l'utilizzo dello SMED lo switch tra un lotto ridotto e un altro non rappresenta un problema, con la necessaria conseguenza di poter produrre Just in Time e contribuendo a creare e sostenere nel tempo un sistema pull.

 

In particolare




Le operazioni di messa a punto hanno due componenti fondamentali:
1 - Messa a punto interna dell'impianto (IED), ovvero attività come installare e rimuovere attrezzature ed apparecchiature, etc., attività che possono essere fatte solo quando l'impianto o la linea è ferma.
2 - Messa a punto esterna dell'impianto (OED), ovvero attività come trasportare le attrezzature da e verso il magazzino, o pre-riscaldare uno stampo prima dell'installazione, etc. attività che possono essere fatte mentre l'impianto o la linea sono in funzione. 

Un team dedicato allo SMED di solito utilizza un approccio sintetizzabile in:;

  • Individuazione dei set-up interni ed esterni e fase preparatoria
  • Conversione del maggior numero di set-up interni in esterni
  • Miglioramento delle operazioni di set-up interno
  • Miglioramento delle operazioni di set-up esterno

L'obiettivo è di controllare tutte le fonti di variazione e le sequenze a non valore aggiunto, eliminando la necessità di regolazioni su attrezzature, strumenti, macchine e impianti.

 

I RISULTATI


I risultati dovuti all'applicazione dello SMED si possono riassumere nei seguenti punti:

  • Maggiore flessibilità
  • Tempi di attrezzaggio/set up ridottissimi
  • Maggiore produttività in tempi inferiori
  • Maggiore soddisfazione del cliente
  • Assenza di eccessi di produzione
  • Migliore organizzazione del lavoro per gli operatori

Prima applicazione italiana dello SMED in una sala operatoria, svolta presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. Il video mostra come si sia riusciti a ridurre i tempi di setup (tempo cute-cute) necessari al ripristino della sala operatoria e come sia migliorata, al tempo stesso, la qualità del lavoro degli OSS. Il lavoro è stato fatto grazie alla consulenza non retribuita della Chiarini & Associati.